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La storia

storia: Iginio Peruzzo con sua nipote Irene, oggi titolare di Erbaflor Peruzzo
Iginio Peruzzo con sua nipote Irene, oggi titolare di Erbaflor Peruzzo
storia: Generale C.A. Giovanni Delfino

Tante storie incominciano con un dono. Anche la storia di Erbaflor. Un giorno, un bambino di dieci anni, arando un campo nel podere di famiglia sulle colline di Ovada, trova una pietra nera e capisce che da quella pietra non dovrà più separarsi. Con l’immaginazione e la purezza di un bambino, quel giorno, Iginio Peruzzo riconosce di aver ricevuto un dono. E incomincia a curare gli animali e a raccogliere i segreti delle piante e della medicina tradizionale. Per buona parte della sua vita continua a fare l’agricoltore, ma la sera sono sempre più numerose le persone che lo vanno a trovare, chiedendogli rimedi per malanni di ogni genere. Iginio Peruzzo viene riconosciuto da tutti come un guaritore e la sua fama varca l’Appennino, tra il basso Piemonte e la Liguria. Nel dopoguerra sistema un laboratorio per le erbe accanto a casa, e lì inizia i figli ai segreti dell’erboristeria. Il figlio Sebastiano ne diventa l’allievo più fedele: studia scienze naturali e crea il marchio Erbaflor. Nel settembre 2007 nasce Vittoria, primogenita della quarta generazione e ad inizio 2009 nella famiglia Peruzzo arriva un altro Sebastiano, consolidando questa stirpe di grandi erboristi.

Da conducente di muli ad imprenditore


ll racconto che segue è una testimonianza del Gen. C.A. Giovanni Delfino, recentemente scomparso, tratta dal sito dell’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo sezione di Bressanone. “Tutto incominciò quando il veterinario, visitando un mulo, concluse che non era più curabile, perché aveva una profonda fiaccatura al garrese, andata in suppurazione e ne decretò l’abbattimento. Il mulo era stato condotto alla visita dall’artigliere Igino Peruzzo, di Molare (AL), il quale mi chiese di lasciarlo nelle sue mani per qualche giorno, perché potesse curarlo a modo suo. Poiché a me premeva moltissimo poter conservare in vita il maggior numero possibile di quadrupedi, acconsentii. Dopo qualche giorno il mulo, alla cui ferita Peruzzo aveva applicato degli impacchi d’erbe medicamentose da lui cercate e trovate nei boschi vicini, era in via di guarigione. E così accadde poi per tanti altri quadrupedi feriti; avevamo praticamente trovato in Peruzzo un ottimo sostituto del veterinario, sempre di difficile reperimento, stante la grande quantità delle richieste d’intervento. Peruzzo mi raccontò di aver imparato a trovare e usare le erbe medicinali, quando da ragazzo, rimasto orfano di entrambi i genitori, incominciò a seguire come aiutante un vecchio del suo paese, che lo prese a ben volere e gli insegnò i suoi “segreti”. Aggiungo che dopo la guerra, intorno agli anni 1952 — ‘54, andai a cercarlo a Molare, dove aveva impiantato un’erboristeria di prim’ordine e si era acquistato la fama di “guaritore”, con una clientela vastissima, proveniente da ogni parte d’Italia e anche dall’ estero. Mi raccontò che essendo arrivato al paese nel 1945, povero in canna, riprese la sua attività di raccoglitore d’erbe medicinali e incominciò a dedicarsi alla cura delle persone ammalate; il caso volle che gli conducessero un giovane, figlio di un professore dell’Università di Genova e sofferente di non so qual male, contro cui nulla avevano potuto diversi medici. Con le sue erbe egli lo guarì e il professore di Genova divenne suo grande ammiratore e protettore; lo aiutò ad organizzare l’erboristeria e a perfezionarsi anche dal lato culturale. Oggi, in provincia di Alessandria sono attive una mezza dozzina di erboristerie PERUZZO, gestite da suoi parenti; egli è deceduto qualche anno fa.” Giovanni Delfino – Bressanone, 2006.

Storia: articolo giornale

Uno dei primi articoli apparsi su Iginio Peruzzo, celebre già dal 1975.

La Stampa (anno 111, n° 135, 1975)
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Viaggio in Piemonte alla ricerca di “maghi” alla buona

“Miracoli” della pietra nera
Iginio Peruzzo ha trovato il misterioso minerale quando aveva 10 anni. Grazie a questo, e anche alle erbe, è diventato un guaritore famoso in tutta la zona dell’Ovadese

Molare, 2 agosto 1975
(dal nostro inviato speciale)

A pochi metri dai filari di vino dolcetto c’è la villetta di Iginio Peruzzo, ex contadino e ora guaritore della Valle d’Orba. Questo mago settimino, dal viso segaligno, vive a Molare, nel cuore delle colline ovadesi. Una cinquantina di clienti provenienti da ogni angolo d’Italia si presentano ogni giorno nella sua abitazione. Domandano tisane per guarire l’artrite, chiedono erbe per far sparire i dolori di testa, sostano nell’attiguo negozietto di Peruzzo, colmo di centinaia di cocktails vegetali. Il settimino Iginio ha questo nuovo “studio” da circa dodici anni. Da quando, cioè, ha lasciato la casa contadina dei genitori presso il Santuario delle Rocche, a qualche chilometro di distanza. Il figlio Nino, diplomato in erboristeria, lo aiuta a scrivere le ricette per i malati. Il vecchio Iginio, infatti, è più bravo nelle diagnosi che nella scrittura. Nato in una famiglia contadina, non ebbe il tempo di frequentare la scuola. Già a dieci anni aiutava i genitori nei campi e fu proprio a quell’età, come egli stesso racconta, che si accorse di avere poteri sovrannaturali. Arando un campo scoprì fra i solchi una pietra nera, probabilmente di origine vulcanica. Comprese, e non sa perché, che da quell’oggetto non avrebbe dovuto più staccarsi. E in compagnia della pietra nera cominciò a compiere “miracoli” dal sapore campagnolo. Facendola roteare tre volte sul collo di una mucca, Iginio riusciva a far guarire l’animale dalla tubercolosi. Toccando con la pietra un toro infuriato, questo si calmava. La fama del giovane Iginio ben presto si sparse tra le cascine dell’Orba. Dagli animali passò agli uomini. La sera, dopo aver lavorato i campi, Iginio riceveva decine di persone dalle malattie lievi o gravi. Per guarirle si serviva dell’inseparabile pietra oppure preparava pozioni di erbe raccolte sui pendii delle sue dolci colline. Papavero contro l’insonnia, bardana per combattere l’acne giovanile, finocchio per sconfiggere le disfunzioni renali e tante altre erbe che nelle mani di Iginio diventavano “magiche”. Così, di guarigione in guarigione, il settimino Iginio Peruzzo diventò, per acclamazione popolare il “mago della Val d’Orba”. Iginio ha conservato la timidezza della razza contadina e ancora arrossisce se lo si chiama mago. Però si riempie d’orgoglio quando lo si invita a raccontare qualche episodio di strepitose guarigioni. “Una volta – ricorda Peruzzo – si è presentato da me un signore di Milano malato di leucemia. Era disperato. I medici gli avevano dato ancora tre mesi di vita. Io lo visitai e poi gli preparai una ricetta a base di erbe. Il mio cliente è vissuto ancora per una decina di anni.”… Un altro caso di guarigione che arricchisce il curriculum magico di Iginio è quello di una signora di Torino che riuscì a vincere i calcoli renali nel giro di quindici giorni. Terapia? Decotti e pozioni con erbe dell’Ovadese miste a quelle liguri della Riviera di Ponente.

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